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Uganda

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PER secoli gli esploratori cercarono le sorgenti del possente fiume Nilo, che si snoda per metà dell’Africa e sfocia nel Mediterraneo. Infine alcuni di loro localizzarono nel lago Vittoria e nelle montagne circostanti le sorgenti principali delle acque perenni del Nilo. Negli ultimi decenni molti abitanti della zona sono stati entusiasti di scoprire la sorgente di un’acqua più preziosa: l’“acqua viva” che può “impartire vita eterna”. (Giov. 4:10-14) Questa è la storia di coloro che in Uganda hanno dimostrato di avere “sete di giustizia”. — Matt. 5:6.

“LA PERLA DELL’AFRICA”

L’Uganda, nel cuore dell’Africa a cavallo dell’equatore, è un bellissimo paese dal clima temperato. Lo scioglimento dei ghiacciai sulle cime del maestoso massiccio del Ruwenzori, chiamato anche Montagne della Luna, forma cascatelle spumeggianti che alimentano una miriade di fiumi e laghi. Il terreno fertile e le piogge abbondanti rendono l’Uganda ideale per la coltivazione di caffè, tè e cotone. Le banane plantain crescono in abbondanza e servono per preparare il matooke, uno dei principali piatti ugandesi. Nella cucina locale si usano anche manioca, farina di mais, miglio e sorgo.

In questo paese tropicale sono di casa leoni, elefanti, ippopotami, coccodrilli, leopardi, giraffe e antilopi, come pure scimpanzé, un’ampia varietà di simpatiche scimmie e il gorilla di montagna, specie in via d’estinzione. Magnifici uccelli riempiono l’aria con il loro melodioso canto. Il paesaggio è così bello che l’Uganda è stata definita “la perla dell’Africa”.

LA SPLENDIDA GENTE DELL’UGANDA

L’Uganda conta circa 30 milioni di abitanti che appartengono a una trentina di gruppi etnici. Molti sono credenti e fanno parte delle chiese della cristianità; ma, come altrove, il culto ufficiale è spesso imbevuto di pratiche religiose tradizionali. Gli ugandesi sono generalmente amichevoli e ospitali, e non è insolito vedere qualcuno che si inginocchia nel salutare o servire una persona più anziana.

Purtroppo, però, negli anni ’70 e ’80 questa bellissima “perla” e la sua splendida gente sono state profondamente segnate da sconvolgimenti politici che hanno fatto migliaia di morti. Inoltre la devastante epidemia di AIDS non ha fatto che aggravare la situazione. In simili frangenti i testimoni di Geova hanno recato conforto e speranza a questa gente così tenace.

VERI PIONIERI

Il primo rapporto dell’opera di predicazione del Regno in Uganda risale al 1931, quando la filiale del Sudafrica soprintendeva all’opera in tutta l’Africa a sud dell’equatore. Due pionieri, Robert Nisbet e David Norman, furono inviati a predicare nell’enorme territorio che oggi corrisponde a Kenya, Uganda e Tanzania.

Il fratello Nisbet e il fratello Norman erano decisi a portare la buona notizia del Regno nelle zone più interne dell’Africa. Iniziarono da Dar es Salaam il 31 agosto 1931 con 200 scatole di letteratura. Di là si recarono nell’isola di Zanzibar e poi nel porto di Mombasa, diretti verso gli altipiani del Kenya. Raggiunsero in treno la costa orientale del lago Vittoria, predicando nei villaggi lungo la linea ferroviaria. Attraversato il lago in battello, i due intrepidi pionieri arrivarono a Kampala, capitale dell’Uganda. Dopo aver distribuito molte pubblicazioni e fatto molti abbonamenti all’Età d’Oro, proseguirono in macchina ancor più verso l’interno.

Quattro anni dopo, nel 1935, quattro pionieri del Sudafrica intrapresero un’altra spedizione nell’Africa orientale. Si trattava di Gray Smith con la moglie Olga e di Robert Nisbet con il fratello minore George. A bordo di due furgoni ben attrezzati adibiti ad abitazione, questi coraggiosi pionieri percorsero strade accidentate e si aprirono un varco in mezzo all’erba degli elefanti alta fino a tre metri. Secondo un rapporto “dormivano spesso all’aperto. Nel cuore dell’Africa pulsante di vita potevano udire leoni che ruggivano di notte, vedere zebre e giraffe che pascolavano pacificamente e percepire l’inquietante presenza di rinoceronti ed elefanti”. Impavidi, portarono il messaggio del Regno in villaggi dove non era mai arrivato.

Gray e Olga Smith rimasero per qualche tempo nel Tanganica (ora Tanzania), mentre Robert e George Nisbet si diressero a Nairobi, in Kenya. In seguito, quando le autorità coloniali ingiunsero agli Smith di lasciare il Tanganica, essi andarono a Kampala, in Uganda. Questa volta, però, le condizioni non erano favorevoli, e la polizia di Kampala li sorvegliava di continuo. Per nulla intimoriti, in appena due mesi distribuirono 2.122 libri e opuscoli e organizzarono sei adunanze pubbliche. Ma quando il governatore emise un ordine di espulsione dovettero lasciare l’Uganda. Raggiunsero Nairobi, dove, prima di tornare in Sudafrica, si incontrarono con i fratelli Nisbet.

Con la benedizione di Geova queste campagne di predicazione ebbero un successo straordinario e fu data un’ottima testimonianza. Nonostante l’opposizione religiosa e le crescenti pressioni da parte delle autorità coloniali, i pionieri distribuirono più di 3.000 libri e 7.000 opuscoli, oltre a fare molti abbonamenti. Dopo quelle campagne passarono molti anni prima che si ricominciasse a predicare in Uganda.

SI RICOMINCIA A PREDICARE

Nell’aprile 1950 i Kilminster, una giovane coppia di Testimoni venuti dall’Inghilterra, si stabilirono a Kampala. Predicarono con zelo la buona notizia ed ebbero la gioia di vedere due famiglie, una greca e l’altra italiana, accettare il messaggio del Regno.

Nel dicembre 1952 il fratello Knorr e il fratello Henschel, della sede mondiale dei testimoni di Geova a New York, si recarono a Nairobi. Il fratello Kilminster non voleva perdere l’occasione di incontrarsi con loro e si fece tutto il viaggio da Kampala a Nairobi. Il fratello Knorr e il fratello Henschel incoraggiarono il gruppetto di Nairobi e disposero che venisse formata una congregazione a Kampala. La nuova congregazione iniziò presto a produrre buoni frutti e durante l’anno di servizio 1954 raggiunse un massimo di dieci proclamatori.

Quello stesso anno Eric Cooke, della filiale della Rhodesia del Sud (oggi Zimbabwe), venne nell’Africa orientale e trascorse un po’ di tempo con la congregazione appena formata a Kampala. Anche se apprezzavano il settimanale studio della Torre di Guardia, i fratelli non erano ancora molto attivi nel ministero cristiano. Quindi il fratello Cooke incoraggiò il fratello Kilminster a condurre tutte le adunanze di congregazione, inclusa la settimanale adunanza di servizio. Per incrementare ulteriormente l’opera di predicazione, il fratello Cooke sottolineò l’importanza del ministero di casa in casa e amorevolmente addestrò lui stesso alcuni proclamatori.

Fino ad allora gran parte della predicazione si era svolta tra gli europei che vivevano in Uganda. Ma il fratello Cooke notò che a Kampala la maggioranza della popolazione locale parlava la lingua luganda e suggerì che, per toccare il cuore degli ugandesi, i fratelli traducessero una pubblicazione in quella lingua. Nel 1958 i proclamatori iniziarono a usare l’opuscolo appena tradotto “Questa buona notizia del regno”. Che incentivo si dimostrò! L’opera progredì e nel 1961 fu raggiunto il nuovo massimo di 19 proclamatori del Regno.

A motivo del suo impiego secolare il fratello Kilminster incontrò George Kadu, un cordiale ugandese sulla quarantina che oltre al luganda, sua madrelingua, parlava un buon inglese. Quando apprese che il nome di Dio è Geova, George si interessò della verità scritturale e iniziò a studiare la Bibbia. Presto faceva da interprete al fratello Kilminster nella predicazione di casa in casa. Poi nel 1956 George simboleggiò la sua dedicazione a Geova quando, nel lago Vittoria vicino a Entebbe, si tenne il primo battesimo in Uganda.

Purtroppo non molto tempo dopo l’opera del Regno subì una battuta d’arresto. Alcuni fratelli stranieri tornarono in patria una volta scaduto il contratto di lavoro. Qualche fratello fu disassociato e diversi inciamparono a causa della condotta non scritturale di alcuni nella congregazione. Ma il fratello Kadu amava Geova e sapeva di aver trovato la verità. Perseverò ‘in tempo favorevole e in tempo difficoltoso’ servendo fedelmente come anziano fino alla sua morte avvenuta nel 1998. — 2 Tim. 4:2.

SERVIZIO DOVE C’È MAGGIOR BISOGNO

Nell’Africa orientale il campo era vasto e c’era grande bisogno di predicatori del Regno. Ma c’era un problema: le autorità coloniali non autorizzavano la presenza di missionari nella zona. Che cosa si poteva fare?

Nel 1957 in tutto il mondo venne esteso l’invito a servire dove c’era maggior bisogno di proclamatori del Regno. Fratelli spiritualmente maturi furono incoraggiati a trasferirsi. L’invito era simile a quello che ricevette l’apostolo Paolo quando in visione un uomo lo supplicò: “Passa in Macedonia e aiutaci”. (Atti 16:9, 10) In che modo nei nostri giorni questo ha influito sul progresso dell’opera di predicazione del Regno in Uganda?

Frank e Mary Smith accettarono l’invito con la stessa prontezza di Isaia, e iniziarono immediatamente i preparativi per trasferirsi nell’Africa orientale. * (Isa. 6:8) Nel luglio 1959 si imbarcarono da New York per Mombasa via Città del Capo. Poi raggiunsero in treno Kampala, dove Frank trovò un impiego statale come chimico presso il Geological Survey Department (Dipartimento di prospezioni geologiche). Gli Smith si stabilirono una trentina di chilometri a sud di Kampala, a Entebbe. Questa bella città sulle rive del lago Vittoria era territorio vergine per quanto riguardava l’opera di predicazione del Regno. Gli Smith frequentavano regolarmente le adunanze con la piccola ma fiorente congregazione di Kampala.

Ben presto parlarono della verità a Peter Gyabi, che ricopriva una posizione di responsabilità nell’amministrazione pubblica ugandese, e alla moglie Esther. Peter aveva ricevuto il libro What Has Religion Done for Mankind? (Che cosa ha fatto la religione per il genere umano?) * ma non lo aveva preso in considerazione perché era molto occupato con il suo impiego e i frequenti viaggi di lavoro. Poi Peter fu mandato a fare da mediatore in una tesa e complessa disputa territoriale fra due gruppi tribali. Pregò: “Dio, se mi aiuti, prometto che ti cercherò”. Una volta che la situazione venne risolta pacificamente, ricordò la sua preghiera e iniziò a leggere il libro. Si rese conto che quello che leggeva era la verità e si mise alla ricerca dei Testimoni. Fu felicissimo di incontrare Frank Smith, che accettò di tenere un regolare studio biblico con lui e la moglie. In seguito questa affabile coppia si battezzò, ed entrambi sono ancora attivi proclamatori del Regno dopo oltre quattro decenni di fedele servizio.

Anche altri fratelli stranieri accettarono l’invito a servire dove c’era maggior bisogno. Alcuni ottennero contratti di lavoro che li portarono in luoghi molto distanti dal piccolo nucleo di proclamatori della congregazione di Kampala. Una coppia si stabilì a Mbarara, una cittadina tra le ondulate colline dell’Uganda sud-occidentale, a circa 300 chilometri da Kampala. Essi disposero di tenere lo studio Torre di Guardia e lo studio di libro in casa loro. Ogni tanto, però, si recavano fino a Kampala o a Entebbe per godere della calorosa compagnia fraterna. Rimasero in contatto anche con la filiale di Luanshya, nella Rhodesia del Nord (l’attuale Zambia), che a quel tempo soprintendeva all’opera di predicazione del Regno nell’Africa orientale. Harry Arnott, allora sorvegliante di quella filiale, andò a Kampala come sorvegliante di zona per incoraggiare i pochi proclamatori dell’Uganda, che apprezzarono profondamente il suo amorevole interessamento.

Un’altra coppia dell’Inghilterra, Tom e Ann Cooke, desiderava ardentemente servire dove c’era maggior bisogno di predicatori del Regno. Tom fece domanda di lavoro in vari paesi e ottenne un incarico amministrativo presso il Ministero dell’Istruzione in Uganda. Inizialmente il suo lavoro portò lui, Ann e Sarah, la figlia di quattro anni, nella cittadina di Iganga, circa 130 chilometri a est di Kampala. Dopo la nascita della secondogenita, Rachel, Tom e la famiglia si trasferirono a Jinja, città situata presso quella che comunemente è ritenuta la sorgente del Nilo. In seguito si spostarono a Kampala.

RINUNCE E BENEDIZIONI

Che ottimo contributo all’opera di predicazione del Regno in Uganda diedero tutte quelle famiglie! È vero, si erano lasciate alle spalle una vita e le comodità alle quali erano abituate. Ma ebbero la gioia di vedere gente umile accettare la buona notizia del Regno e trasformare la propria vita. Inoltre videro formarsi un forte vincolo di amore cristiano tra loro e le famiglie del posto che si riunivano per adorare e stare in felice compagnia.

“Rimanemmo colpiti dalla cordialità mostrataci nel ministero e dall’atteggiamento umile e dignitoso di quella gente”, ricorda Tom Cooke. “È stato un grandissimo privilegio aver avuto una piccola parte nel far crescere la congregazione”.

Quando gli si fanno domande sul suo trasferimento, Tom risponde: “Eravamo giovani, e non poteva esserci ambiente migliore nel quale servire Geova con la famiglia. Avevamo l’eccellente esempio di fratelli e sorelle di molti paesi, la compagnia degli amorevoli e leali fratelli del luogo e grandi privilegi di servizio. Non subivamo l’influenza della televisione e potevamo ammirare le meraviglie del paesaggio africano. Questi sono solo alcuni dei benefìci che abbiamo avuto”.

Coloro che servivano dove c’era maggior bisogno avevano profondo apprezzamento per la fratellanza cristiana, evidente anche dalla loro disponibilità ad andare fino in Kenya per assistere alle assemblee di circoscrizione: un viaggio di quasi 800 chilometri in corriera o in treno.

Le assemblee di distretto richiedevano uno sforzo ancora maggiore. Nel 1961, ad esempio, delegati di Uganda e Kenya assisterono a un’assemblea di distretto a Kitwe, nella Rhodesia del Nord (Zambia). “Significò viaggiare quattro giorni per più di 1.600 chilometri su alcune delle peggiori, e perlopiù sterrate, strade del Tanganica (Tanzania)”, ricorda uno dei delegati, “e poi altri quattro giorni attraverso la soffocante e polverosa savana africana per tornare in Uganda. Fu una vera avventura, e stare in felice compagnia di così tanti fratelli fu una grande benedizione”. Quell’ardua impresa richiese uno sforzo immenso, ma fu davvero spiritualmente ristoratrice.

L’IMPORTANTE CONTRIBUTO DEI MISSIONARI

Nel 1962 l’Uganda ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna. L’anno seguente il fratello Henschel andò a Nairobi, in Kenya, e parlò della possibilità di inviare missionari in Uganda. Chi sarebbe stato mandato?

Tom e Bethel McLain, della 37a classe di Galaad, erano arrivati da poco per servire a Nairobi. Come rimasero sorpresi di venir trasferiti a Kampala! Ma accettarono di buon grado il cambiamento e furono i primi missionari di Galaad in Uganda. “All’inizio ci dispiacque lasciare il Kenya”, ammette Tom, “ma presto apprezzammo profondamente l’Uganda, la gente amichevole e la reazione positiva all’opera di testimonianza”.

In Kenya Tom e Bethel stavano imparando lo swahili, ma ora che erano in Uganda avrebbero dovuto imparare una nuova lingua: il luganda. Non avevano a disposizione che una ferma determinazione, la fiducia in Geova e l’aiuto di un manuale fai da te. Il primo mese dedicarono 250 ore allo studio della nuova lingua e il secondo mese 150. A queste vanno aggiunte le 100 ore che trascorsero nel servizio di campo. Un po’ alla volta diventarono padroni della lingua ed ebbero ottimi risultati nel ministero.

Nel gennaio 1964 a Tom e Bethel si unirono Gilbert e Joan Walters, della 38a classe di Galaad. Altre due coppie di quella classe mandate nel vicino Burundi, Stephen e Barbara Hardy e Ron e Jenny Bicknell, a causa di problemi con il visto furono inviate pure in Uganda. In breve tempo a Kampala c’era bisogno di una nuova casa missionaria.

La congregazione di Kampala era unica. C’erano il fratello Kadu con la famiglia, John e Eunice Bwali, pionieri speciali della Rhodesia del Nord con i figli, e Margaret Nyende con i suoi bambini. Le adunanze si tenevano praticamente all’aperto. “Per quanto fossimo pochi, i passanti ci vedevano e ci sentivano”, ricorda Gilbert Walters. “Sotto gli occhi di tutti, la famiglia Bwali ci guidava nel canto intonando a voce spiegata i cantici del Regno senza accompagnamento musicale. Questo ci diede il coraggio di continuare”.

Non passò molto prima che Gilbert e Joan Walters fossero mandati ad aprire una casa missionaria a Jinja, dove non si era ancora predicato in modo organizzato. In seguito ne furono aperte altre due: una a Mbale, vicino al confine del Kenya, e l’altra a Mbarara. Questi missionari predicavano con diversi pionieri speciali di altri paesi. Chiaramente il campo era ‘bianco da mietere’. (Giov. 4:35) Ma che fare per accelerare la raccolta?

ORGANIZZATI MEGLIO

In Uganda i fratelli nel servizio a tempo pieno cercavano di lavorare l’enorme territorio nel modo più sistematico possibile. Durante la settimana predicavano nelle zone residenziali, dove le strade e gli edifici hanno nomi e numeri. Ma come potevano lavorare in modo metodico i territori dove le strade non avevano nomi e le case erano senza numero civico?

“Dividevamo il territorio in base alle colline”, spiega Tom McLain. “Due di noi giravano da un lato della collina, mentre altri due giravano dall’altro. Seguivamo i sentieri, andando su e giù finché non ci incontravamo”.

Ben presto i fratelli stranieri iniziarono a essere sostenuti dal crescente numero di Testimoni ugandesi, i quali conoscevano il territorio e capivano la cultura locale. A loro volta i proclamatori del posto imparavano molto dalle sorelle e dai fratelli stranieri. A Jinja, per esempio, i fratelli ugandesi accompagnavano già i missionari nel servizio di campo. La domenica mattina svolgevano l’opera di casa in casa dalle 8,00 alle 10,00. Poi facevano per un’oretta visite ulteriori e quindi conducevano uno studio biblico fino a mezzogiorno. Così tutti nella congregazione beneficiavano dell’esperienza reciproca e vi era uno scambio d’incoraggiamento.

Jinja, a quel tempo la seconda città del paese in ordine di grandezza, vantava una centrale idroelettrica ed era quindi il posto ideale per lo sviluppo industriale. I missionari avevano molto successo dando testimonianza nelle affollate stazioni di taxi e bus. Chi veniva da lontano accettava volentieri pubblicazioni bibliche da leggere durante il viaggio. Così il seme del Regno veniva sparso in lungo e in largo nelle zone rurali circostanti.

I fratelli si servirono anche della radio per portare la buona notizia a quante più persone possibile. Ottennero di trasmettere sull’emittente nazionale un programma settimanale intitolato “Cose a cui la gente pensa”. I fratelli presentavano argomenti che facevano riflettere, quali “Affrontiamo la crisi della vita familiare” e “Come proteggersi da criminalità e violenza”, sotto forma di dialogo tra “Mr. Robbins” e “Mr. Lee”. Un fratello ricorda: “Era piuttosto insolito sentire una stazione radio africana trasmettere una conversazione tra una persona dall’accento americano e una dall’accento scozzese. Spesso nel ministero di campo sentivamo commenti sul programma, a dimostrazione del fatto che era utile”.

AIUTO AI NUOVI PREDICATORI

A quel tempo il gruppo di Jinja teneva le adunanze nel circolo sociale del principale quartiere residenziale, Walukuba. “Molti fratelli erano nuovi”, ricorda Tom Cooke, “e avevano poche pubblicazioni da cui attingere per preparare le parti alle adunanze”. Che fare?

“I missionari crearono una biblioteca in casa di un fratello che viveva al centro del quartiere”, racconta Tom. “Il lunedì sera coloro che avevano delle parti andavano lì e utilizzavano la biblioteca per prepararsi”. Ora nei dintorni di Jinja ci sono diverse congregazioni; qui, presso una delle sorgenti principali del Nilo, la pesca spirituale è ancora produttiva.

I SORVEGLIANTI VIAGGIANTI FAVORISCONO LA CRESCITA SPIRITUALE

Nel settembre 1963 la filiale del Kenya aperta da poco iniziò a soprintendere all’opera di predicazione in Uganda, e William e Muriel Nisbet furono incaricati di visitare quel paese come parte della loro circoscrizione, che aveva il suo centro a Nairobi. Fatto curioso, William stava seguendo le orme dei fratelli maggiori, Robert e George, che circa trent’anni prima avevano dato il via alla predicazione in Uganda. Ora i proclamatori beneficiavano del duro lavoro del “secondo turno” dei Nisbet.

L’interesse era sempre maggiore, venivano formati nuovi gruppi e i proclamatori erano sparpagliati in una vasta zona. Perciò le regolari visite dei sorveglianti viaggianti erano molto utili per addestrare e incoraggiare i fratelli e le sorelle isolati e ricordare loro che “gli occhi di Geova sono sopra i giusti”. — 1 Piet. 3:12.

Nel 1965 Stephen e Barbara Hardy visitavano le congregazioni di una circoscrizione che si estendeva fino alle Seicelle, arcipelago dell’Oceano Indiano distante 2.600 chilometri dall’Uganda. A un certo punto fecero una “spedizione esplorativa” dell’Uganda per stabilire dove i pionieri avrebbero potuto ottenere i risultati migliori. A bordo di un furgoncino Volkswagen Kombi, prestato loro dalla filiale del Kenya e utilizzato come mezzo di trasporto e alloggio, in sole sei settimane attraversarono quasi tutta l’Uganda, visitando le città di Masaka, Mbarara, Kabale, Masindi, Hoima, Fort Portal, Arua, Gulu, Lira e Soroti.

“Il viaggio fu elettrizzante”, ricorda il fratello Hardy, “e la predicazione davvero piacevole. Tutti, incluse le autorità locali, erano disponibili e amichevoli. Molte volte quando bussavamo a una porta, la visita si trasformava in un ‘discorso pubblico’ perché vicini e passanti accorrevano per ascoltare il nostro messaggio. Persino quando ci fermavamo in quello che credevamo un luogo appartato, persone sorridenti iniziavano presto ad avvicinarsi, pensando che fossimo venuti per loro. La scorta di pubblicazioni si ridusse rapidamente. Distribuimmo circa 500 libri e facemmo molti abbonamenti alla Torre di Guardia e a Svegliatevi!”

La cordialità, la curiosità e la religiosità degli ugandesi sembravano indicare che c’era un grande potenziale di crescita spirituale. Ma gli Hardy erano soprattutto entusiasti di vedere di persona la benedizione di Geova sull’opera di predicazione in questo fertile campo.

GEOVA FA CRESCERE

Una pietra miliare nella storia del popolo di Geova in Uganda fu raggiunta il 12 agosto 1965, quando l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici e, di conseguenza, l’opera di fare discepoli ottennero il riconoscimento giuridico. Negli anni ’60 ugandesi sinceri come George Mayende, Peter e Esther Gyabi, e Ida Ssali costituivano un piccolo ma solido nucleo di Testimoni risoluti. Nel 1969 in Uganda fecero rapporto 75 proclamatori su una popolazione di circa otto milioni: una proporzione di un Testimone su oltre centomila abitanti. Nel 1970 il numero dei proclamatori del Regno era salito a 97, e nel 1971 a 128. Nel 1972 in Uganda c’erano 162 testimoni di Geova.

Anche se la crescita era incoraggiante, i fratelli sapevano che la loro forza non stava nell’incremento numerico ma in “Dio che fa crescere”. (1 Cor. 3:7) Quello che non sapevano era che gli anni ’70 avrebbero portato radicali cambiamenti nella loro vita e difficili prove di fede. Nel 1971 il colpo di stato del generale Idi Amin fu seguito da una dittatura che sconvolse la vita di milioni di persone e fece molte migliaia di morti. C’erano sempre più scontri tra il governo e i gruppi che si opponevano al nuovo regime. A volte venivano chiuse le frontiere e veniva imposto il coprifuoco. Ogni tanto spariva qualcuno. Altri venivano sorvegliati. Come avrebbero reagito i pacifici fratelli ugandesi a questo clima di sconvolgimenti, intimidazioni e violenze?

“DOMINIO DIVINO” O DOMINIO UMANO?

Proprio allora si stavano facendo i piani per tenere a Kampala l’assemblea di distretto del 1972 “Dominio divino”, la prima del genere in Uganda. Dovevano arrivare delegati dal Kenya, dalla Tanzania e dalla lontana Etiopia. Come avrebbero affrontato la crescente tensione, l’intensificarsi degli scontri politici ed etnici e le difficoltà per attraversare le frontiere? L’assemblea doveva essere annullata? I fratelli ne fecero oggetto di fervide preghiere, supplicando Geova perché guidasse i preparativi dell’assemblea e i delegati che si sarebbero messi in viaggio.

La situazione sembrò ancora più critica quando, arrivando al confine, i delegati videro folti gruppi di persone che lasciavano il paese. La maggioranza se ne andava perché il governo aveva ordinato l’espulsione di tutti gli asiatici che non avevano la cittadinanza, perlopiù indiani e pakistani. Molti, come gli insegnanti stranieri, andavano via perché temevano che il decreto non facesse presagire niente di buono per altri gruppi etnici. Nonostante tutto, i congressisti continuavano ad arrivare. Cosa avrebbero trovato in una città in subbuglio a motivo della tensione politica?

Furono sorpresi di scoprire che a Kampala regnava la calma; i fratelli e gli interessati aspettavano gioiosi l’arrivo degli ospiti sul luogo dell’assemblea. Inoltre rimasero stupiti che le autorità avessero dato il permesso di esporre nella strada più trafficata di Kampala un enorme striscione che annunciava data e luogo dell’assemblea. In quel momento di disordini senza precedenti, su quello striscione spiccava a caratteri cubitali il titolo del discorso pubblico: “Il Dominio Divino, la sola speranza di tutto il genere umano”.

Il programma si svolse indisturbato, con un massimo di 937 presenti: una tappa fondamentale nella storia della pura adorazione in Uganda. Anche se il ritorno dei delegati fu ostacolato alle frontiere, il loro zelo non diminuì e tutti arrivarono a casa sani e salvi. In mezzo alla crescente incertezza politica, i servitori di Geova si erano coraggiosamente dimostrati leali al loro Sovrano Signore. E in quei momenti cruciali Dio aveva reso il suo popolo “intrepido . . . con forza”. — Sal. 138:3.

Tra gli ugandesi presenti c’erano George e Gertrude Ochola. “Fu la mia primissima assemblea”, ricorda Gertrude, “e mi battezzai proprio a quella!” George, invece, non era ancora Testimone. Era un accanito tifoso di calcio e allo stadio preferiva andarci per vedere le partite. Ma infine l’ottimo comportamento della moglie e lo studio della Bibbia lo spinsero a simboleggiare la sua dedicazione con il battesimo in Kenya nel 1975.

Gertrude ricorda che fu tra i primi a conoscere la verità nell’Uganda settentrionale. “Nel 1972, quando mi battezzai”, dice, “pensavo di vivere in una zona isolata. Ora qui ci sono una Sala del Regno, una casa missionaria e persino un ufficio traduzioni. Questo mi rende più felice di quando mi sono battezzata!”

“IN TEMPO DIFFICOLTOSO”

Senza alcun preavviso, l’8 giugno 1973 la radio e la televisione annunciarono che le attività di 12 gruppi religiosi, inclusi i testimoni di Geova, erano state vietate. Il nuovo governo aveva creato un clima di terrore e sospetto, accusando gli stranieri di essere spie. Per i missionari divenne sempre più difficile svolgere il ministero pubblico. I testimoni di Geova dell’Uganda si trovavano in un “tempo [particolarmente] difficoltoso”. (2 Tim. 4:2) Cosa sarebbe accaduto?

Quell’anno due coppie di missionari avevano già lasciato il paese perché non era stato rinnovato loro il permesso di soggiorno. Entro la metà di luglio i restanti 12 missionari erano stati espulsi. I fratelli stranieri che erano venuti a servire dove il bisogno era maggiore riuscirono a rimanere un po’ di più grazie al lavoro secolare che svolgevano, ma la loro libertà ebbe vita breve. L’anno dopo furono tutti costretti a lasciare il paese.

“SALDI, INCROLLABILI”

I proclamatori ugandesi rimasti furono comprensibilmente addolorati dalla partenza dei cari fratelli stranieri. Ma con l’aiuto di Geova si dimostrarono “saldi, incrollabili”. (1 Cor. 15:58) Un esempio emblematico della loro lealtà fu la reazione immediata che ebbe un fratello avanti negli anni, Ernest Wamala. Quando seppe che i testimoni di Geova erano stati messi al bando, chiese: “Come possono mettere al bando qualcosa che ho nel cuore?”

Come se la sarebbero cavata gli anziani ugandesi, come George Kadu e Peter Gyabi, ora che non c’erano più gli anziani stranieri? La loro profonda spiritualità e conoscenza della cultura locale si rivelarono preziose. “In Uganda chi accetta la verità e serve Geova”, spiega il fratello Gyabi, “deve avere molta autodisciplina per abbandonare usanze in conflitto con le norme di Geova. La stessa determinazione era particolarmente importante per i fratelli responsabili che dovevano basarsi unicamente sulle istruzioni scritte dell’organizzazione di Geova”. Il meticoloso studio personale aiutò gli anziani locali a non lasciarsi ingannare dalla falsa sapienza umana. Di conseguenza questo difficile periodo si dimostrò per il popolo di Geova un tempo di progresso spirituale, anziché una battuta d’arresto.

La popolazione in generale, invece, si sentiva sempre più insicura. Molti venivano maltrattati e alcuni avevano terrore dei militari. La corruzione dilagante portò l’economia al collasso. A uno splendido paese venivano inferte profonde ferite. I fedeli servitori di Geova dell’Uganda avrebbero avuto ancora motivo di rallegrarsi durante quel difficile periodo?

ADUNANZE GIOIOSE

Il governo fece di tutto per sopprimere tutte le riunioni politiche che sembravano costituire una minaccia per il regime. Pur rimanendo assolutamente neutrali, i testimoni di Geova rispettarono il comando della Bibbia di non abbandonare la comune adunanza per incoraggiarsi l’un l’altro. (Ebr. 10:24, 25) Ci vollero molto coraggio e ingegnosità per continuare a radunarsi nonostante la sorveglianza delle autorità sospettose. Come potevano i servitori di Dio evitare di richiamare l’attenzione sulle loro pacifiche adunanze?

Si riorganizzarono per tenere quasi tutte le adunanze in piccoli gruppi nelle case private. Quando si radunavano in gruppi più grandi, lo facevano con il pretesto di un picnic. Per esempio, una volta al mese l’intera congregazione si riuniva per un discorso e lo studio Torre di Guardia, e i fratelli organizzavano un picnic in un parco pubblico o nel giardino di qualcuno. Questo stratagemma funzionava perché gli ugandesi, che amano la compagnia, non avrebbero trovato strano che amici o parenti passassero del tempo insieme. Oltre a portare con prudenza la Bibbia e i libri di studio, i fratelli erano soliti prendere con sé tutto il necessario per un picnic e un barbecue in piena regola. Queste adunanze davano loro un’idea di quanto gli antichi israeliti dovessero rallegrarsi durante le feste religiose. — Deut. 16:15.

In tutto quel periodo si tennero allo stesso modo assemblee di circoscrizione abbreviate. Per quanto il governo cercasse di ostacolarli, i Testimoni non rinunciarono mai a riunirsi e a predicare la buona notizia. Alcuni fratelli riuscirono persino a partecipare ad assemblee più grandi a Nairobi e al ritorno poterono raccontare le loro incoraggianti esperienze.

“CAUTI COME SERPENTI E INNOCENTI COME COLOMBE”

I fratelli che avevano incarichi di responsabilità pensavano che, essendo “cauti come serpenti e innocenti come colombe”, le restrizioni non sarebbero state troppo severe e le attività teocratiche avrebbero potuto continuare. (Matt. 10:16) Quindi, con la dovuta cautela, i pionieri speciali rimasero dove erano stati mandati e i proclamatori continuarono a svolgere il ministero di casa in casa.

Naturalmente alcuni erano tutt’altro che felici di trovarsi alla porta i testimoni di Geova. Un giorno, a metà degli anni ’70, Peter Gyabi era in servizio con un ragazzo, Fred Nyende. Fred era piccolo quando la madre aveva conosciuto la verità nel 1962. Da allora era cresciuto e la sua maturità stava per essere messa alla prova.

Un padrone di casa infuriato, evidentemente un agente in borghese, riconobbe che erano testimoni di Geova, li arrestò e li costrinse a salire sulla sua auto. I fratelli avevano ragione di preoccuparsi, perché migliaia di persone arrestate in modo simile erano semplicemente scomparse. Inoltre le torture, con o senza pretesti, erano all’ordine del giorno. Mentre erano diretti alla polizia, Peter e Fred ebbero il tempo di pregare Geova per avere la forza di rimanere calmi e fedeli. L’uomo li portò dal comandante, muovendo loro delle accuse e bombardandoli di domande. Comunque Peter e Fred constatarono la veracità delle parole di Proverbi 25:15: “Con la pazienza si persuade un comandante, e la stessa lingua mite può rompere un osso”. Fortunatamente quel pomeriggio non furono rotte le ossa a nessuno. Peter ebbe modo di spiegare con calma che osserviamo le leggi e ci atteniamo agli insegnamenti biblici. Queste spiegazioni, assieme al comportamento rispettoso dei fratelli e alle loro risposte gentili, contribuirono ad abbattere i pregiudizi del comandante. Come andò a finire?

Il comandante non solo rilasciò Peter e il giovane Fred, ma ordinò all’uomo che li aveva arrestati di riportarli sul territorio. La loro “scorta” umiliata ubbidì a malincuore e i fratelli ringraziarono Geova di essersela cavata.

Altri incontri con la polizia furono meno traumatici. Per esempio, a Entebbe Emmanuel Kyamiza e la moglie tenevano in casa loro adunanze segrete con la famiglia e un gruppetto di interessati. Per non dare nell’occhio, Emmanuel non conduceva gli studi biblici sempre nello stesso posto, e dopo un po’ pensò che il suo metodo per eludere la polizia funzionasse. Ma un giorno, terminato uno studio biblico nell’Orto Botanico di Entebbe, fu avvicinato da un poliziotto mentre nascondeva rapidamente il materiale di studio. “Perché nascondi i libri?”, chiese l’agente. “Sappiamo cosa fate. Sappiamo che siete testimoni di Geova. Sappiamo persino dove vi radunate. Se avessimo voluto, vi avremmo arrestati da un pezzo. Ma continuate pure”. Ed Emmanuel fedelmente continuò!

In seguito, quando andò in pensione e tornò al suo villaggio natale, Emmanuel sopportò molta opposizione e scherni. Come Gesù, fu ‘privo di onore nel proprio territorio’. (Mar. 6:4) Ma, quasi ottantenne, Emmanuel continuava a “prosperare durante i capelli grigi” e faceva regolarmente in bicicletta una trentina di chilometri per andare alle adunanze e tornare. (Sal. 92:14) Oggi, poco meno che novantenne, presta ancora fedelmente servizio come servitore di ministero, anche se non riesce ad andare in bicicletta quanto vorrebbe.

PIONIERI PERSEVERANTI

Malgrado fossero tempi di costante incertezza, c’era sempre qualcuno che riusciva a svolgere il servizio di pioniere. Uno di questi zelanti pionieri era James Luwerekera, ispettore governativo che si era battezzato nel 1974. Poco dopo il battesimo iniziò a fare l’agricoltore per portare la buona notizia a coloro che abitavano nelle vicinanze del suo villaggio. La moglie, che aveva studiato per un po’, col passare del tempo gli fece sempre più opposizione.

Per esempio, una mattina mentre era ancora buio, James partì insieme ad altri fratelli per assistere a un’assemblea di distretto a Nairobi. Quando il loro veicolo venne fermato dalla polizia a un posto di blocco, i fratelli notarono qualcosa di insolito nei vestiti di James: stranamente non erano della sua taglia ed erano male abbinati. Inizialmente James ci scherzò su, dicendo che si era vestito in fretta al buio. Ma quando gli amici insistettero per avere una spiegazione, ammise che la moglie gli aveva nascosto gli abiti buoni per impedirgli di andare all’assemblea. Perciò era stato costretto a mettersi quello che gli era capitato sottomano. I suoi compagni di viaggio gli prestarono gentilmente dei vestiti, e arrivò all’assemblea presentabile.

A volte per James l’opposizione da parte di familiari e vicini era solo fastidiosa, altre volte era più intensa. In ogni caso continuò per diversi anni. James perseverò sempre con mitezza e rimase fedele fino alla morte avvenuta nel 2005. I fratelli ammirano ancora la sua fede e senza dubbio Geova, il suo Dio, se ne ricorda.

“UN FRATELLO NATO PER QUANDO C’È ANGUSTIA”

“Il vero compagno ama in ogni tempo, ed è un fratello nato per quando c’è angustia”. (Prov. 17:17) Negli anni ’70 i fratelli del Kenya si dimostrarono veri compagni nel periodo in cui i Testimoni ugandesi erano in pericolo e nell’angustia. Ci voleva coraggio da parte di sorveglianti viaggianti e rappresentanti della filiale per varcare il confine e andare in Uganda a sostenere e incoraggiare i loro cari fratelli.

Nel 1978, quando una fazione dell’esercito ugandese invase il territorio della Tanzania, fu il caos a livello politico. Militari della Tanzania reagirono rovesciando il governo ugandese nell’aprile 1979 e costringendo il temuto dittatore Idi Amin a fuggire. La sua fuga repentina portò molti cambiamenti nel paese. “Insieme ad Amin”, dice un fratello, “se ne andarono le restrizioni”. L’Uganda Times titolò: “I missionari possono tornare”. I servitori di Geova godevano di nuovo della libertà di religione.

“CI ANDRÒ ANCHE SE DOVESSERO UCCIDERMI”

Nella confusione generata dal cambiamento di governo, alla liberazione dell’Uganda fecero seguito i saccheggi. Il clima di anarchia favorì furti e indicibili violenze. Ciò nonostante i fratelli della filiale del Kenya disposero immediatamente che Günter Reschke e Stanley Makumba si recassero in Uganda per organizzare assemblee di circoscrizione.

“Due settimane prima di partire”, racconta Günter, “tenemmo una scuola dei pionieri a Meru, vicino al monte Kenya. Ricordo che lessi sul giornale delle molte uccisioni che avvenivano a Kampala, specie di notte. Dopo aver letto una parte dell’articolo, esclamai: ‘E questo sarebbe il posto dove dovremmo andare la prossima settimana?!’ Ma poi pensai: ‘Intendo sottrarmi al mio incarico e fuggire come Giona?’ Immediatamente la preoccupazione svanì e mi dissi: ‘Ci andrò anche se dovessero uccidermi. Non fuggirò come Giona’”.

I fratelli, come da programma, andarono: Stanley visitava le congregazioni nell’interno del paese, mentre Günter serviva nei centri più grandi. “Dopo la guerra c’erano molte cose da riorganizzare”, riferirono. “All’epoca in Uganda c’erano solo 113 proclamatori. Furono tutti felici di radunarsi di nuovo liberamente e di tenere un’assemblea allo scoperto. Che gioia vedere 241 presenti!” Anche se i semi della verità erano stati calpestati, era evidente che potevano ancora portare frutto.

TEMPI BRUTTI

A Mbale, vicino al confine orientale dell’Uganda, i due fratelli in visita, Günter e Stanley, parcheggiarono di fronte alla casa in cui avrebbero pernottato. Durante la notte sentirono che i ladri stavano portando via dei pezzi della loro auto. Günter era sul punto di gridare, quando ricordò che la stessa settimana dei criminali avevano sparato e ucciso una persona che aveva cercato di impedire un furto. Pensandoci bene, concluse che il valore dell’auto non si poteva paragonare al valore della vita e decise di non intervenire. All’alba Günter e Stanley scoprirono che erano stati derubati del parabrezza e di due gomme. Denunciarono il furto alla polizia, che consigliò loro: “Portate via l’auto prima che tornino i ladri a prendere altri pezzi!”

Appena possibile i fratelli si misero in viaggio per Kampala. Ma erano senza parabrezza e per proteggersi Günter aveva solo una coperta e Stanley un cappello, quindi l’umidità e il vento resero il viaggio di 250 chilometri tutt’altro che confortevole. Avevano sostituito una delle gomme rubate con quella di scorta e se ne erano fatti prestare un’altra, che però perdeva. Come se non bastasse, dovevano restituirla entro due giorni. Trattennero il fiato sperando che le gomme non si sgonfiassero.

A complicare le cose, Günter e Stanley dovettero percorrere un tratto di strada nella foresta infestata da malviventi. “Andate veloci”, venne consigliato loro, “e non fatevi superare da nessuno”. Fu un sollievo per questi intrepidi fratelli arrivare a Kampala sani e salvi, e a tempo di record. Ebbero giusto il tempo di trovare qualcuno che riportasse a Mbale la gomma presa in prestito.

NUOVE DIFFICOLTÀ E OPPORTUNITÀ

Nel 1980, mentre visitava la sede mondiale di Brooklyn, il fratello Reschke fu invitato a parlare alla famiglia Betel degli ultimi sviluppi in Uganda. In seguito alcuni membri del Corpo Direttivo espressero la speranza che si potessero mandare di nuovo missionari in quel paese. Tutti concordarono che i tempi erano maturi per incrementare l’attività missionaria. Si potevano nuovamente tenere raduni più grandi, e nel 1981 il numero dei proclamatori in Uganda era già salito a 175. Anzi, nel luglio di quell’anno l’Uganda raggiunse il nuovo massimo di 206 proclamatori.

Purtroppo i combattimenti dei dieci anni precedenti avevano lasciato armi e munizioni nelle mani di gente senza scrupoli. Sparatorie e rapine erano all’ordine del giorno. Con cautela i predicatori della buona notizia si sforzavano di distribuire le confortanti pubblicazioni bibliche in tutto il territorio: in luglio lasciarono in media 12,5 riviste a testa. Tuttavia per prudenza bisognava svolgere il servizio di campo e le altre attività solo di giorno, perché di notte il rischio di aggressioni aumentava. Nonostante i pericoli, però, il potenziale di crescita era evidente.

I MISSIONARI SONO DI NUOVO BENVENUTI

Jeffrey Welch e Ari Palviainen, diplomati di Galaad, arrivarono a Kampala dal Kenya nel settembre 1982. Sin dall’inizio Jeff e Ari, come venivano chiamati, ebbero ottimi risultati. “Allora la gente era spiritualmente affamata”, ricorda Jeff, “quindi le riviste con i loro interessanti argomenti si distribuivano praticamente da sole”.

In dicembre a Jeff e Ari si aggiunsero Heinz e Marianne Wertholz, diplomati della succursale della Scuola di Galaad a Wiesbaden, in Germania. Sin dall’inizio i Wertholz rimasero profondamente colpiti dal modo in cui i fratelli ugandesi riuscivano a cavarsela in zone disastrate e pericolose.

Heinz ricorda: “Molti servizi, come l’erogazione dell’acqua e le comunicazioni, erano interrotti. La situazione politica rimaneva tesa. Più di una volta corsero voci di un colpo di stato, e i militari controllavano molti posti di blocco. Sparatorie e furti erano comuni, specie di notte. Calate le tenebre, nessuno doveva trovarsi per strada. Tutti rimanevano in casa sperando, e spesso pregando, che la notte passasse senza visite indesiderate”.

Mentre cercavano un alloggio che servisse come casa missionaria, Heinz e Marianne furono invitati a stare presso Sam Waiswa e la sua famiglia. Anche se Sam era un insegnante, le condizioni economiche del paese avevano gravemente pesato sulle sue finanze, quindi l’ospitalità mostrata dalla sua famiglia era davvero notevole.

“Fu difficile trovare casa in una zona sicura”, dice Heinz, “quindi rimanemmo da Sam per cinque mesi, durante i quali finimmo per conoscerci molto bene. A volte la sua famiglia numerosa mangiava solo una volta al giorno, ma erano sempre felici, e i figli erano ubbidienti e rispettosi. Poiché l’erogazione dell’acqua non era costante, i bambini dovevano trasportare fino a casa taniche di plastica da 20 litri piene d’acqua portandole sulla testa. Quando tornavamo dal ministero, per noi c’era sempre acqua pulita. Naturalmente imparammo a non sprecarla. Per esempio, ci lavavamo con pochi litri d’acqua e la conservavamo in una bacinella per usarla invece dello sciacquone”.

Nell’aprile 1983, circa dieci anni dopo che i primi missionari erano stati costretti a lasciare l’Uganda, i quattro nuovi missionari trovarono casa in una zona abbastanza sicura. C’erano molti problemi a causa dell’instabilità generale e della scarsità di generi di prima necessità, ma l’amore dei fratelli locali faceva dimenticare quei disagi.

“Era sempre piacevole parlare della buona notizia”, spiega Marianne. “La gente era religiosa: quasi tutti avevano la Bibbia ed erano disposti a conversare. Erano avvicinabili ed educati. Nonostante le difficoltà economiche e d’altro genere, erano sempre sorridenti”.

LE PERSONE ANZIANE DESIDERANO FARE DI PIÙ

Molte persone anziane, che nella cultura ugandese sono tenute in alta stima, hanno accettato la buona notizia e hanno impiegato gli anni della vecchiaia per servire Geova. Ad esempio Paulo Mukasa, un ex insegnante, aveva 89 anni quando conobbe la verità. Sopravvissuto a due guerre mondiali, al regime coloniale, a una brutale dittatura e ad altri sconvolgimenti politici, Paulo voleva saperne di più riguardo al Regno di Dio. Fu felice quando apprese che il Re messianico, Gesù Cristo, ‘libererà il povero e l’afflitto dall’oppressione e dalla violenza’. — Sal. 72:12, 14.

Quando due anni dopo Paulo fu idoneo per il battesimo, i fratelli si chiedevano: ‘Possiamo davvero immergere completamente una persona così anziana?’ Ma i loro timori erano infondati: mentre un giovane timoroso esitava a entrare in acqua, il novantunenne Paulo fu battezzato ed emerse tutto sorridente. Fino alla sua morte avvenuta alcuni anni dopo, Paulo, benché un po’ limitato nel ministero, parlò con zelo della buona notizia del Regno a chiunque andasse a fargli visita.

Anche Lovinca Nakayima doveva lottare con l’età avanzata e la cattiva salute. In seguito a una malattia aveva le gambe così gonfie che non poteva muoversi senza aiuto. Eppure, quando la congregazione fu incoraggiata a svolgere per un mese il servizio di pioniere ausiliario nel periodo della Commemorazione, Lovinca volle tentare. I fratelli la aiutarono a fare la pioniera, portando le persone interessate a casa sua per studiare la Bibbia. Inoltre i missionari le insegnarono a scrivere lettere alla gente dei villaggi, cosa che poteva fare quando voleva. Poi il sabato un anziano la accompagnava in un affollato luogo pubblico di Kampala, dove Lovinca poteva comodamente sedere su un muretto e dare testimonianza tutto il giorno ai passanti. Alla fine del mese, felice e soddisfatta disse: “Adesso so che posso farcela, e mi piace!” Lovinca non solo svolse il servizio di pioniere ausiliario quel mese ma, con il premuroso sostegno della congregazione, lo fece per 11 mesi consecutivi!

“COME SI DICE...?”

Durante gli anni ’80 i tenaci proclamatori ugandesi accolsero calorosamente il costante afflusso di zelanti missionari. Alcuni di questi si erano appena diplomati a Galaad, mentre altri erano stati costretti a lasciare lo Zaire (l’attuale Repubblica Democratica del Congo). L’aumento dei missionari a Kampala e a Jinja permise di lavorare meglio quei territori densamente popolati, e i missionari furono entusiasti di vedere che il campo ugandese era maturo per la mietitura. In realtà il problema non era trovare persone interessate, ma coltivare il loro interesse.

Pieno di slancio dopo aver frequentato la Scuola di Galaad, Mats Holmkvist era ansioso di padroneggiare la lingua locale per poter coltivare l’interesse della gente per la verità. Fred Nyende, allora pioniere speciale a Entebbe, mise a frutto le sue doti di traduttore e interprete insegnando ai nuovi missionari a parlare in modo comprensibile il luganda, lingua piena di parole difficili da pronunciare. E Mats riscontrò che imparare la nuova lingua era davvero un problema.

“Come si dice ‘Regno di Dio’ in luganda?”, chiese Mats durante una delle prime lezioni.

“Obwakabaka bwa Katonda”, fu la cantilenante risposta di Fred.

‘Povero me!’, pensò Mats, rimpiangendo di aver fatto la domanda. Alla fine riuscì comunque a fare notevoli progressi e ad acquisire una buona padronanza del luganda.

LA RACCOLTA CONTINUA

In Uganda, nonostante le difficoltà che ci furono negli anni ’80, la risposta alla verità biblica fu straordinaria. Il numero di proclamatori aumentò vertiginosamente di oltre il 130 per cento: da 328 nel 1986 a 766 nel 1990. In tutto il paese nuovi gruppi spuntavano come funghi. A Kampala il numero delle congregazioni raddoppiò. A Jinja la congregazione fu felice di vedere il numero dei proclamatori più che triplicato, mentre il gruppo di Iganga ben presto diventò a tutti gli effetti una congregazione.

“La crescita era così rapida”, ricorda un anziano di Jinja, “che ci chiedevamo da dove venissero tutti quei nuovi proclamatori. Per un po’ dovemmo riservare quasi ogni domenica del tempo per incontrare quelli che volevano diventare proclamatori non battezzati”.

SI MIETE UN CAMPO PIÙ VASTO

Uno dei fattori che contribuirono alla notevole crescita fu l’eccezionale spirito di pioniere dei fratelli. Proprio come i predicatori del I secolo Paolo, Sila e Timoteo, in Uganda i servitori a tempo pieno ‘si offrirono come esempio da imitare’. (2 Tess. 3:9) La crescente necessità nel campo e quegli ottimi esempi motivarono molti zelanti proclamatori a incrementare il loro ministero. Giovani e anziani, sposati e non, uomini e donne, e persino alcuni con la famiglia da mantenere si unirono alle file degli infaticabili pionieri. Verso la fine degli anni ’80, in media più del 25 per cento dei proclamatori era impegnato in qualche forma del servizio di pioniere, e alcuni lo svolgono tuttora.

I pionieri furono pronti a sostenere le annuali campagne speciali di predicazione, chiamate affettuosamente campagne in Macedonia. (Atti 16:9, 10) Queste campagne sono andate avanti per anni. Le congregazioni predicano per un massimo di tre mesi in territori non assegnati o percorsi di rado. Inoltre, alcuni pionieri regolari vengono nominati pionieri speciali temporanei e mandati nei territori dove c’è maggior bisogno. I risultati sono stati molto incoraggianti. Molte persone sincere si sono mostrate riconoscenti per queste campagne, che hanno permesso loro di conoscere la verità, e sono stati formati nuovi gruppi e congregazioni.

Durante una campagna, i missionari Peter Abramow e Michael Reiss predicarono nella città di Kabale e contattarono Margaret Tofayo, che in precedenza aveva studiato la Bibbia. Era convinta che quanto le era stato insegnato era la verità, e parlava già in modo informale di quello in cui credeva. Per offrirle tutto l’aiuto possibile, i missionari le diedero la loro unica copia del libro Ragioniamo facendo uso delle Scritture. Quando andarono da lei un’ultima volta prima di partire, Margaret fece loro una sorpresa preparando un pranzo speciale. Furono commossi per la sua gentilezza e generosità, ma si sentirono a disagio perché si resero conto che aveva cucinato l’unica gallina che possedeva e sapevano che con le sue uova integrava i miseri pasti della famiglia. “Non preoccupatevi”, lei disse, “durante la vostra permanenza mi avete dato più di quanto io stia dando a voi con questo pranzo”. In seguito Margaret si battezzò e fino alla morte fu una zelante proclamatrice.

La rapida crescita era dovuta anche all’uso che i fratelli facevano delle eccellenti pubblicazioni. “Noi cerchiamo di diventare insegnanti migliori”, afferma Mats menzionato sopra, “ma sono la Bibbia e le pubblicazioni che attraggono le persone e le spingono a fare cambiamenti nella loro vita. I nostri pratici opuscoli possono toccare il cuore anche di chi non sa leggere bene, ma ha sete di verità”.

SI AFFRONTANO OSTACOLI

L’entusiasmante progresso della fine degli anni ’80 non venne conseguito senza problemi. Nel luglio 1985 un colpo di stato portò i militari di nuovo al governo. Si tornò all’insicurezza di prima, e le azioni di guerriglia si intensificarono. I soldati in fuga si diedero alla violenza e ai saccheggi e sparavano alla cieca sulla gente. Per un po’ a Jinja la battaglia infuriò nella zona in cui vivevano i missionari. Un giorno i soldati fecero irruzione nella casa missionaria, ma quando seppero chi vi abitava, non distrussero nulla e portarono via ben poco. Poi, nel gennaio 1986, salì al potere un altro regime che cercò di ridare un po’ di stabilità al paese.

Questo governo dovette affrontare un nuovo e terribile nemico: l’AIDS. Quando durante gli anni ’80 scoppiò la pandemia, l’Uganda fu uno dei paesi più colpiti. Si pensa che siano morte un milione di persone, forse più che in 15 anni di disordini politici e guerra civile. Che ripercussioni ebbe la malattia sulla nostra fratellanza?

“Alcuni nuovi fratelli e sorelle vennero alla verità pieni di zelo ed energia”, spiega Washington Ssentongo, che è pioniere regolare, “ma furono consumati dall’AIDS. Erano stati infettati dal virus dell’HIV prima di conoscere la verità”. Altri contrassero la malattia dal coniuge non credente.

“A volte non passava mese senza che sentissimo la notizia del funerale di qualcuno che conoscevamo e amavamo”, dice Washington, “e in ogni famiglia ci fu un lutto. Inoltre, c’era molta superstizione al riguardo. Molti collegavano l’AIDS con la stregoneria e con qualche forma di maledizione. Questa idea sbagliata spaventava la gente, alimentava il pregiudizio e minava le facoltà della ragione”. Tuttavia i nostri fratelli si confortavano lealmente a vicenda con la speranza della risurrezione e si confermavano il loro sincero amore cristiano.

Verso la fine degli anni ’80 c’era molto ottimismo in Uganda. Si stava tornando alla calma e nel paese era in atto la ripresa economica. Le infrastrutture migliorarono, e furono ripresi e implementati i programmi sociali.

Tuttavia, dato che si dava grande importanza agli ideali politici, la neutralità dei testimoni di Geova a volte veniva fraintesa. Le autorità in un caso impedirono arbitrariamente la costruzione di una Sala del Regno. Il permesso per tenere alcune assemblee fu negato, e dei missionari dovettero lasciare il paese allo scadere del permesso di soggiorno. Alla fine del 1991 erano rimasti solo due missionari. Cosa si poteva fare per migliorare la situazione?

Una delegazione di fratelli riuscì a incontrarsi con le autorità per spiegare i motivi della nostra neutralità. Quando le autorità compresero la nostra posizione, i missionari ebbero il permesso di tornare. L’opera progredì indisturbata e nel 1993 in Uganda fecero rapporto 1.000 proclamatori del Regno. Ci vollero solo altri cinque anni per raggiungere i 2.000. Attualmente ci sono una quarantina di missionari che svolgono un’eccellente attività in tutto il paese.

IL LAVORO DI TRADUZIONE ACCELERA LA RACCOLTA

In tutto il paese si parla inglese. La lingua locale più usata, però, è il luganda, mentre vari gruppi etnici parlano oltre 30 lingue. Quindi un fattore importante che di recente ha contribuito a una crescita più rapida è stato il progresso nel lavoro di traduzione.

“Mia madre era una testimone fedele”, ha detto Fred Nyende, “ma apprezzava molto di più le adunanze quando traducevo gli articoli di studio dall’inglese in luganda. Senza rendermene conto stavo facendo pratica per un lavoro di traduzione molto più vasto”. In che senso?

Poco dopo che nel 1984 Fred aveva iniziato a fare il pioniere, gli fu chiesto di tenere un corso di luganda per i missionari. L’anno successivo fu invitato a far parte del team di traduzione in luganda. Inizialmente lui e gli altri traduttori svolgevano il lavoro a casa durante il tempo libero. Poi furono in grado di lavorare insieme a tempo pieno in un piccolo locale annesso alla casa missionaria. Alcuni numeri della Torre di Guardia furono tradotti in luganda e ciclostilati perfino durante le restrizioni della metà degli anni ’70. Ma dopo qualche tempo il lavoro fu interrotto. Solo nel 1987 La Torre di Guardia venne di nuovo pubblicata in luganda. Da allora il team di traduzione è stato potenziato e i traduttori si sono impegnati nel tradurre molte altre pubblicazioni a beneficio del crescente numero di congregazioni di lingua luganda. Attualmente in quasi metà delle congregazioni del paese le adunanze si tengono in questa lingua.

In seguito le nostre pubblicazioni sono state tradotte anche in altre lingue. Oggi ci sono team permanenti che traducono a tempo pieno in acholi, lhukonzo e runyankore. Inoltre alcune pubblicazioni sono state tradotte in teso, lugbara, madi e rutoro.

I team acholi e runyankore lavorano rispettivamente nell’ufficio traduzioni di Gulu e di Mbarara, dove si parlano in prevalenza queste lingue. Così i traduttori possono continuare a parlare la loro madrelingua per produrre una traduzione di facile comprensione e al tempo stesso dare una mano alle congregazioni locali.

Senza dubbio il lavoro di traduzione richiede molto impegno e notevoli risorse. I diligenti traduttori ugandesi, come pure altri team di traduzione in tutto il mondo, hanno seguito corsi approfonditi allo scopo di affinare le tecniche di traduzione e le proprie competenze linguistiche. I risultati hanno ben ripagato lo sforzo e la spesa: in Uganda sempre più persone di ‘tribù e popoli e lingue’ differenti hanno il vantaggio di leggere la verità biblica nella propria lingua. (Riv. 7:9, 10) Di conseguenza nel 2003 c’erano oltre 3.000 predicatori del Regno e solo tre anni dopo, nel 2006, ce n’erano 4.005.

OCCORRONO PIÙ LOCALI PER L’ADORAZIONE

Nei primi anni i fratelli si radunavano per le adunanze in case private, circoli sociali e aule scolastiche. I primi locali usati esclusivamente per le adunanze cristiane erano quelli di adobe con il tetto di paglia eretti nelle zone rurali di Namaingo e Rusese. L’iniziativa e l’impegno dei fratelli in queste due zone furono chiaramente benedetti e le congregazioni locali ne furono rafforzate.

Nelle città, però, anche un locale modesto comportava un enorme investimento, e le condizioni economiche del paese rendevano poco realistiche le speranze di avere Sale del Regno. La prima struttura permanente fu dedicata a Jinja solo nel marzo 1988. E che sforzo richiese questa costruzione: abbattere alberi nella vicina foresta, trasportare tronchi su strade fangose ed erigere la sala. Poi grazie all’impegno e all’esperienza dei fratelli si costruirono Sale del Regno a Mbale, Kampala e Tororo.

La costruzione di Sale del Regno fu incentivata nel 1999 quando, con il sostegno dell’Ufficio Progetti di Zona della filiale del Sudafrica, fu costituita una squadra di costruzione composta da nove volontari, tra cui due servitori internazionali e le loro mogli. La zelante squadra imparò presto il lavoro, e fu in grado di addestrare i fratelli locali. Il programma di costruzione fu accelerato, e vennero completate 67 sale al ritmo di una ogni mese e mezzo: un’impresa notevole visto che qui gli attrezzi elettrici sono pochi, l’acqua spesso scarseggia e il rifornimento di materiali edili non è affidabile.

Attualmente la maggior parte delle congregazioni dell’Uganda tiene le adunanze nella propria Sala del Regno e apprezza i vantaggi di averne una sul posto. Le persone interessate sono più propense ad andare in un luogo di adorazione vero e proprio anziché in aule scolastiche, per cui il numero di presenti è salito vertiginosamente e le congregazioni hanno avuto un rapido aumento.

BISOGNA FAR FRONTE ALLA RAPIDA ESPANSIONE

Il fenomenale aumento nelle congregazioni, comunque, rendeva inadeguati i pochi locali disponibili per le assemblee. Che fare per trovare luoghi adatti che non obbligassero i fratelli, specie quelli delle zone rurali, a fare lunghi viaggi? Si trovò una felice soluzione quando venne approvata la costruzione di Sale del Regno che all’occorrenza si potevano ampliare. Si tratta di normali sale con l’aggiunta di una vasta area coperta e pavimentata. Quando la parete posteriore della Sala del Regno viene aperta per un’assemblea, un uditorio più numeroso trova posto nell’area coperta. Sale come queste sono già state ultimate a Kajansi, Rusese e Lira, mentre una quarta è in costruzione a Seta.

Geova ha benedetto la crescita spirituale in Uganda e questo ha comportato anche modifiche nell’organizzazione. Prima del 1994 c’era una sola circoscrizione per tutto il paese. In seguito si formarono altre circoscrizioni per curare il crescente numero di congregazioni e gruppi nelle diverse lingue. Oggi, con 111 congregazioni e una cinquantina di gruppi, l’Uganda ha otto circoscrizioni, tre delle quali in lingua luganda.

Apollo Mukasa, sorvegliante di circoscrizione in Uganda, si battezzò nel 1972. Nel 1980, invece di impegnarsi per conseguire un’istruzione superiore, iniziò a svolgere il servizio a tempo pieno. Rimpiange la sua decisione?

“Tutt’altro”, dice Apollo. “Ho avuto così tante esperienze gratificanti come pioniere speciale e come sorvegliante viaggiante visitando le congregazioni e, nei primi tempi, i gruppi. Ho particolarmente apprezzato l’ottima preparazione sul piano spirituale e organizzativo ricevuta alla Scuola di Addestramento per il Ministero”.

Oltre ad Apollo, più di 50 fratelli ugandesi hanno ricevuto una preziosa istruzione alla Scuola di Addestramento per il Ministero a partire dal 1994, quando si tennero i primi corsi nella filiale del Kenya. Molti di questi fratelli volenterosi sono di grande aiuto come pionieri speciali in piccole congregazioni e gruppi, mentre altri servono i loro fratelli come sorveglianti viaggianti.

Nel 1995 fu nominato un comitato per soprintendere all’opera in Uganda sotto la direttiva della filiale del Kenya. Una delle case missionarie di Kampala ospitò la neonata famiglia di otto volontari a tempo pieno, che includeva il team di traduzione in luganda. Nel settembre 2003 in Uganda fu aperta la filiale.

“ADESSO SIAMO IN PARADISO”

Da qualche tempo il comitato che soprintendeva all’opera nel paese stava cercando di tenersi al passo con l’aumento dei team di traduzione e con il crescente lavoro d’ufficio. Per questo furono acquistate due proprietà adiacenti all’ufficio di Kampala. Con il tempo, però, si resero necessari locali più grandi in vista dell’ulteriore espansione. Nel 2001 il Corpo Direttivo approvò l’acquisto di un terreno di quattro ettari per una nuova filiale alla periferia di Kampala, vicino alle sponde del lago Vittoria.

Inizialmente la ditta meglio attrezzata non accettò di realizzare la costruzione perché aveva già troppo lavoro. Ma all’improvviso cambiò parere e, sorprendentemente, fece l’offerta più economica per costruire la nuova filiale. A quanto pare aveva perso inaspettatamente un contratto importante e acconsentì a iniziare i lavori il prima possibile.

Nel gennaio 2006 la famiglia Betel fu entusiasta di trasferirsi nella bella costruzione di due piani con 32 camere appena ultimata. Il complesso includeva un edificio adibito a uffici, una spaziosa sala da pranzo, una cucina e una lavanderia. La proprietà è dotata anche di un sistema fognario che non danneggia l’ambiente, un deposito per il Reparto Spedizioni e il Reparto Letteratura, nonché di locali per la manutenzione, una cisterna d’acqua e un generatore elettrico. “Adesso siamo in paradiso”, ha detto entusiasta un fratello, “ci manca solo la vita eterna”. Il discorso di dedicazione è stato pronunciato sabato 20 gennaio 2007 da Anthony Morris, membro del Corpo Direttivo.

LA VERA CONOSCENZA DIVIENE ABBONDANTE

Negli ultimi decenni, sia in tempi burrascosi che pacifici, i servitori di Geova dell’Uganda hanno compreso cosa significa ‘predicare la parola in tempo favorevole e in tempo difficoltoso’. (2 Tim. 4:2) Nel 2008 i 4.766 proclamatori hanno tenuto 11.564 studi biblici e i presenti alla Commemorazione della morte di Cristo sono stati 16.644. Queste cifre, come pure la proporzione di un proclamatore su 6.276 abitanti, indicano che qui i campi sono ancora “bianchi da mietere”. — Giov. 4:35.

Al tempo stesso i nostri fratelli e sorelle dell’Uganda hanno imparato dall’amara esperienza quanto velocemente possano cambiare le circostanze e con quanta rapidità possano abbattersi su di noi prove di fede. Hanno anche imparato a confidare in Geova come pure nella guida della sua Parola e nel sostegno della fratellanza mondiale.

Al fedele profeta Daniele, ormai avanti negli anni, un angelo disse che ‘nel tempo della fine la vera conoscenza sarebbe divenuta abbondante’. (Dan. 12:4) Con la benedizione di Geova, la vera conoscenza è certamente divenuta abbondante in Uganda. Non c’è dubbio, in questa regione in cui nasce il possente Nilo continueranno a sgorgare abbondanti acque di verità spirituale per tutti coloro che ne sono assetati. Mentre Geova continua a benedire l’opera in tutta la terra, attendiamo ansiosamente il tempo in cui tutti leveranno uniti un possente coro di lode a Geova per l’eternità.

[Note in calce]

^ par. 25 La biografia di Frank Smith fu pubblicata nella Torre di Guardia del 1° agosto 1995, pp. 20-24. Il padre di Frank, Frank W. Smith, come pure gli zii Gray e Olga Smith, erano stati tra i primi a predicare nell’Africa orientale. Il padre di Frank morì di malaria mentre si accingeva a tornare a casa a Città del Capo, appena due mesi prima che Frank nascesse.

^ par. 26 Edito dai Testimoni di Geova ma non più in ristampa.

[Testo in evidenza a pagina 84]

‘Era piuttosto insolito sentire una stazione radio africana trasmettere una conversazione tra un americano e uno scozzese’

[Testo in evidenza a pagina 92]

“Come possono mettere al bando qualcosa che ho nel cuore?”

[Testo in evidenza a pagina 111]

“Come si dice ‘Regno di Dio’ in luganda?” “Obwakabaka bwa Katonda”

[Riquadro/Immagine a pagina 72]

Informazioni generali

Paese

L’Uganda, con le sue fitte foreste pluviali equatoriali, le sconfinate savane, un’infinità di fiumi e laghi e il maestoso massiccio innevato del Ruwenzori, è un paese dagli affascinanti contrasti. Ha una superficie di 241.551 chilometri quadrati e include quasi metà del lago Vittoria, il lago più grande dell’Africa.

Popolazione

Più dell’85 per cento della popolazione, che appartiene a una trentina di gruppi etnici, vive in zone rurali.

Lingua

Il luganda è la più diffusa delle lingue parlate in Uganda, che sono oltre una trentina. Lingue ufficiali sono l’inglese e lo swahili.

Risorse economiche

L’Uganda è un paese agricolo dove si coltivano caffè, tè, cotone e altri prodotti destinati alla vendita. La maggior parte degli ugandesi vive di quello che produce, altri di pesca e turismo.

Alimentazione

Il matooke (nella foto), un piatto a base di plantain cotto a vapore, è tipico del sud del paese. Si consumano anche farina di mais, patate dolci, pane di farina di miglio o di manioca insieme a varie verdure.

Clima

L’Uganda, situata su un altopiano che degrada da circa 1.500 a 900 metri di altitudine da sud a nord, è un paese tropicale dal clima temperato. In quasi tutte le zone si alternano stagioni secche e stagioni umide.

[Riquadro/Immagine a pagina 77]

Il sincero amore cristiano tocca il cuore

PETER GYABI

NATO 1932

BATTEZZATO 1965

PROFILO Anziano che aiutò a tradurre alcune pubblicazioni quando l’opera era vietata. Insieme alla moglie Esther ha cresciuto quattro figli.

▪ QUANDO arrivarono i primi missionari dei testimoni di Geova, in Uganda c’era molto pregiudizio razziale e la maggior parte dei bianchi manteneva le distanze dai neri. Il sincero amore cristiano dei missionari toccò il nostro cuore e ci affezionammo a loro.

Negli anni ’70 la nostra famiglia era felice di passare del tempo e predicare con i missionari, che vivevano a Mbarara, distante circa 65 chilometri. Un giorno, mentre andavamo là, i soldati fermarono la nostra auto. “Se volete morire, proseguite pure”, disse uno di loro. Sembrò meglio tornare indietro. Col passare dei giorni, però, eravamo sempre più preoccupati per i missionari. Volevamo raggiungere la casa missionaria prima possibile per sapere come stavano. I controlli erano molto severi ma, per superare i posti di blocco, mi avvalsi della mia autorità nell’amministrazione ospedaliera con il relativo adesivo che avevo sull’auto. Che sollievo scoprire che i missionari erano sani e salvi! Li rifornimmo di cibo e trascorremmo qualche giorno con loro. Continuammo a fare loro visita ogni settimana, finché riuscirono a trasferirsi a Kampala. Più la situazione era difficile, più era evidente il vincolo d’amore della nostra preziosa fratellanza.

[Riquadro/Immagine a pagina 82]

“Pensavo che non sarei riuscita ad aprire bocca”

MARGARET NYENDE

NATA 1926

BATTEZZATA 1962

PROFILO Fu la prima ugandese ad accettare la verità. Ha servito come pioniera regolare per più di 20 anni ed è ancora una proclamatrice attiva.

▪ A MIO marito piaceva studiare la Bibbia col fratello Kilminster e pensava che avrei dovuto studiare anch’io, dal momento che nutrivo profondo amore per la Bibbia. Quindi si dispose che la moglie di John Bwali, Eunice, studiasse con me.

Mi piaceva quello che imparavo, ma mi spaventava l’idea di predicare. Per natura ero timida e pensavo che non sarei riuscita ad aprire bocca. Ma Eunice fu paziente con me, e inizialmente mi faceva leggere un versetto biblico. Poi, mentre andavamo da una casa all’altra, mi insegnava a preparare qualche commento sul versetto. Con l’aiuto di Geova superai la paura.

Rimasi sconvolta quando, poco prima che mi battezzassi, mio marito si allontanò dalla verità e mi lasciò da sola con i nostri sette bambini. Tuttavia le sorelle e i fratelli furono meravigliosi: ci aiutarono sia spiritualmente che materialmente. Una coppia straniera che andava a Kampala per le adunanze si fermava e ci dava un passaggio. Sono molto grata che quattro dei miei figli e le loro famiglie abbiano scelto di servire Geova.

Infine riuscii a iniziare il servizio di pioniere regolare. Quando l’artrite limitò la mia capacità di movimento, misi un tavolino con le pubblicazioni davanti a casa per parlare con i passanti. Così sono riuscita a continuare il ministero a tempo pieno.

[Riquadro/Immagini alle pagine 98 e 99]

Dio benedisse la nostra raccolta spirituale

SAMUEL MUKWAYA

NATO 1932

BATTEZZATO 1974

PROFILO Per molti anni Samuel funse da rappresentante dell’organizzazione in questioni legali; ha anche servito come anziano e pioniere.

▪ NON dimenticherò mai quello che accadde quando visitai la filiale del Kenya a Nairobi.

“A cosa servono queste puntine colorate?”, chiesi quando vidi una cartina dell’Uganda.

“Indicano luoghi dove c’è maggior bisogno”, rispose Robert Hart, membro del Comitato di Filiale del Kenya.

“Quando manderete pionieri lì?”, domandai indicando una puntina di colore vivace su Iganga, cittadina dove ero nato.

“Non ci manderemo nessuno”, disse. Poi, facendomi l’occhiolino, continuò: “Sarai tu ad andarci”.

La risposta del fratello Hart mi sorprese, perché non ero pioniere e non vivevo più lì. Per qualche motivo, però, non dimenticai quell’incontro e, dopo essere andato in pensione, decisi di tornare a Iganga e di iniziare il servizio di pioniere regolare. Fu una grande gioia vedere lo sparuto gruppo di proclamatori crescere rapidamente fino a diventare una forte congregazione con la sua Sala del Regno.

Quando fu mandato a Iganga come pioniere speciale, Patrick Baligeya venne a stare da me e facevamo insieme i pionieri. Per mantenerci piantammo un campo di mais. Ogni mattina iniziavamo presto con la considerazione della scrittura del giorno e poi lavoravamo alcune ore la terra. A metà mattina andavamo nel territorio e predicavamo per il resto della giornata.

Quando il mais iniziò a crescere, alcuni vicini insinuarono che stavamo trascurando il nostro campo per andare a predicare. Sapevamo bene che le pannocchie devono essere protette dalle scimmie durante tutto il periodo della maturazione, ma non volevamo interrompere la nostra raccolta spirituale per mettere in fuga le scimmie.

Poco dopo notammo due grossi cani gironzolare intorno al nostro campo. Non sapevamo da dove venissero o a chi appartenessero, ma invece di scacciarli davamo loro da mangiare e da bere tutti i giorni. Naturalmente, mentre i cani facevano la guardia al campo, le scimmie se ne stavano alla larga. Poi, dopo quattro settimane, così all’improvviso come erano venuti, i cani scomparvero, non un giorno prima che il nostro mais fosse al sicuro! Ringraziammo Geova per l’abbondante raccolto che sfamò noi piuttosto che le scimmie. Soprattutto, eravamo grati che Dio avesse benedetto anche la nostra raccolta spirituale.

[Riquadro/Immagine alle pagine 101 e 102]

Imprigionato ma non abbandonato

PATRICK BALIGEYA

NATO 1955

BATTEZZATO 1983

PROFILO Iniziò il servizio a tempo pieno poco dopo il battesimo. Serve nella circoscrizione con la moglie Symphronia.

▪ QUANDO nel 1979 salì al potere il nuovo governo, tutti coloro che avevano avuto legami con il precedente regime furono “invitati” ad accettare la custodia protettiva. Fu annunciato che chiunque non avesse ottemperato a questa disposizione sarebbe stato considerato ostile al nuovo governo e trattato come tale. Dato che avevo suonato nella banda militare, finii in prigione.

In carcere ero grato di poter leggere la Bibbia ogni giorno per tenere la mente occupata. Inoltre ero alla ricerca della verità e mi piaceva parlare della Bibbia con gli altri detenuti. Nello stesso penitenziario c’era un testimone di Geova, John Mundua, imprigionato perché era un ex impiegato statale e apparteneva alla tribù che si riteneva avesse sostenuto il precedente regime.

John fu ben contento di parlarmi della buona notizia e io lo ascoltavo volentieri. Avevamo solo 16 numeri della Torre di Guardia e il libro La Buona Notizia per renderti felice, * ma capii immediatamente che quello che imparavo era la verità. Dopo tre mesi di studio biblico, John mi ritenne idoneo per diventare proclamatore. Non passò molto però che venne scagionato da tutte le accuse e rimesso in libertà. Con lui se ne andò il mio unico contatto con l’organizzazione di Geova. Ma continuai come meglio potevo a tenere studi con gli interessati nel penitenziario.

Nell’ottobre 1981 fui rilasciato e tornai nel mio villaggio, dove non c’erano Testimoni. I miei parenti cercarono di costringermi a partecipare alle loro pratiche religiose. Geova, però, vide il mio desiderio di servirlo e non mi abbandonò. Sapevo di dover seguire l’esempio di Gesù, così iniziai a predicare da solo e presto conducevo molti studi. Un giorno un padrone di casa osservò: “Le sue parole assomigliano a quello che ho letto in questo libro”, e mi mostrò il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna. * L’uomo era poco interessato, mentre io desideravo molto leggere quel libro e il mucchio di riviste La Torre di Guardia che aveva. Così in quell’occasione a lasciare delle pubblicazioni non fui io, ma il padrone di casa!

Tuttavia dovevo ancora trovare i Testimoni. Il fratello Mundua aveva accennato che a Jinja ce ne erano, così decisi di andare a cercarli. Dopo aver pregato quasi un’intera notte, la mattina presto mi misi in viaggio senza nemmeno fare colazione. La prima persona che incontrai portava una borsa di plastica trasparente. Non credetti ai miei occhi quando vidi che dentro c’era una Svegliatevi! Avevo trovato uno dei miei fratelli!

Nel 1984 fui felice di frequentare la prima Scuola del Servizio di Pioniere tenuta in Uganda. E chi c’era in classe con me? Niente meno che il caro fratello John Mundua, che tuttora, all’età di 74 anni, serve fedelmente come pioniere regolare.

[Note in calce]

^ par. 228 Edito dai Testimoni di Geova. Non più in ristampa.

^ par. 229 Edito dai Testimoni di Geova. Non più in ristampa.

[Riquadro/Immagine a pagina 113]

‘Finalmente ho trovato la vera religione’

Una sorella invitò un missionario, Mats Holmkvist, a incontrarsi con Mutesaasira Yafesi, che era stato pastore della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Ora voleva conoscere i testimoni di Geova e aveva preparato con cura un elenco di 20 domande, che presentò a Mats quando si incontrarono.

Dopo che ebbero parlato della Bibbia per due ore, Mutesaasira dichiarò: “Penso di aver finalmente trovato la vera religione. Venga a trovarmi nel mio villaggio. Ci sono altri che desiderano saperne di più sui testimoni di Geova”.

Cinque giorni dopo Mats e un altro missionario partirono in moto per andare da Mutesaasira a Kalangalo: un viaggio di 110 chilometri su tracciati difficili e fangosi tra piantagioni di tè. Rimasero sorpresi quando Mutesaasira li portò in una capanna dal tetto di paglia con l’insegna “Sala del Regno”. Aveva già preparato una struttura in cui poter studiare la Bibbia e tenere le adunanze.

Erano presenti altri dieci interessati perché Mutesaasira aveva già parlato loro della verità. Furono iniziati studi biblici che Mats, senza lasciarsi scoraggiare dalla distanza, teneva due volte al mese. Gli studi biblici hanno fatto un buon progresso e ora a Kalangalo ci sono più di 20 proclamatori, mentre nel vicino villaggio di Mityana c’è una fiorente congregazione. Nel frattempo anche Mutesaasira ha fatto un rapido progresso e si è battezzato. Ora, ben più che settantenne, serve come anziano di congregazione.

[Prospetto/Grafico alle pagine 108 e 109]

Uganda — CRONOLOGIA

1930

1931 Robert Nisbet e David Norman predicano nell’Africa orientale.

1940

1950

1950 I Kilminster si trasferiscono in Uganda.

1952 Formata la prima congregazione.

1956 Si tiene il primo battesimo.

1959 Fratelli stranieri danno aiuto spirituale.

1960

1963 Arrivano i missionari di Galaad.

1972 Prima assemblea di distretto.

1973 Vietate le attività dei testimoni di Geova, espulsi i missionari.

1979 Revoca delle restrizioni.

1980

1982 Ritorno dei missionari.

1987 La Torre di Guardia viene tradotta regolarmente in luganda.

1988 Dedicazione della prima Sala del Regno permanente.

1990

2000

2003 Aperta la filiale.

2007 Dedicazione dei nuovi edifici della filiale.

2010

[Grafico]

(Vedi l’edizione stampata)

Totale proclamatori

Totale pionieri

5,000

3,000

1,000

1930 1940 1950 1960 1980 1990 2000 2010

[Cartine a pagina 73]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

SUDAN

KENYA

UGANDA

KAMPALA

Arua

Gulu

Lira

Soroti

Lago Kyoga

Masindi

Hoima

Mbale

Tororo

Namaingo

Iganga

Jinja

Seta

Kajansi

Entebbe

Mityana

Kalangalo

Fort Portal

Rusese

Lago Alberto

Massiccio del Ruwenzori

Equatore

Lago Edoardo

Masaka

Mbarara

Kabale

KENYA

LAGO VITTORIA

TANZANIA

BURUNDI

RUANDA

UGANDA

KAMPALA

KENYA

NAIROBI

Meru

M. Kenya

Mombasa

TANZANIA

DAR ES SALAAM

Zanzibar

[Cartina/Immagine a pagina 87]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

UGANDA

KAMPALA

Arua

Gulu

Lira

Soroti

Masindi

Hoima

Fort Portal

Masaka

Mbarara

Kabale

LAGO VITTORIA

[Immagine]

Il fratello Hardy e la moglie attraversarono quasi tutta l’Uganda in sei settimane

[Immagine a tutta pagina a pagina 66]

[Immagine a pagina 69]

David Norman e Robert Nisbet portarono la buona notizia nell’Africa orientale

[Immagine a pagina 71]

George e Robert Nisbet insieme a Gray e Olga Smith con i loro furgoni, pronti ad attraversare un fiume su una zattera

[Immagine a pagina 75]

Mary e Frank Smith, poco prima del matrimonio nel 1956

[Immagine a pagina 78]

Ann Cooke e le figlie insieme al fratello e alla sorella Makumba

[Immagine a pagina 80]

Tom e Bethel McLain furono i primi missionari di Galaad in Uganda

[Immagine a pagina 81]

La prima casa missionaria a Jinja

[Immagine a pagina 83]

Barbara e Stephen Hardy, missionari di Galaad

[Immagine a pagina 85]

Mary Nisbet (al centro), con i figli Robert (a sinistra), George (a destra) e William con la moglie Muriel (alle spalle)

[Immagine a pagina 89]

Tom Cooke che pronuncia un discorso all’assemblea di distretto “Dominio divino” a Kampala

[Immagine a pagina 90]

George e Gertrude Ochola

[Immagini a pagina 94]

Nonostante le restrizioni, i nostri fratelli continuarono a radunarsi

[Immagine a pagina 95]

Fred Nyende

[Immagine a pagina 96]

Emmanuel Kyamiza

[Immagine a pagina 104]

Stanley Makumba e la moglie Esinala nel 1998

[Immagine a pagina 107]

Heinz e Marianne Wertholz frequentarono la prima classe della succursale della Scuola di Galaad in Germania

[Immagini a pagina 118]

I team di traduzione

Luganda

Acholi

Lhukonzo

Runyankore

[Immagini a pagina 123]

Le odierne Sale del Regno sono alquanto diverse dalle precedenti strutture (a sinistra)

[Immagini a pagina 124]

Filiale dell’Uganda

Comitato di Filiale: Mats Holmkvist, Martin Lowum, Michael Reiss e Fred Nyende; edificio per gli uffici (sotto) e quello per gli alloggi (a destra)